La collezione di armi dei Civici Musei di Storia ed Arte si è formata attorno ad un nucleo di antiche armi da guerra ed alabarde cittadine, ma ha assunto una notevole consistenza alla fine del XIX secolo ed all’inizio del XX, tramite doni di collezionisti privati ed acquisti sul mercato antiquario.
Le armi oggi esposte nei tre camminamenti di ronda al coperto del Castello di San Giusto, caratterizzate da una notevole varietà, sia cronologica, che tipologica e di provenienza, mirano ad offrire una traccia dell’evoluzione dell’armamento in Europa tra il XII ed il XIX secolo.
L’esposizione è articolata secondo la classificazione per tipi, suddivisi in armi in asta (cioè alabarde, partigiane, corsesche, falcioni), armi bianche lunghe e corte (ovvero spade e altre armi da taglio come pugnali e baionette), armi da getto (quali le balestre), armi da fuoco lunghe e corte (cioè spingarde, fucili e pistole) ed accessori (come fiasche da polvere e cartucciere).
Alle armi si accompagnano diversi antichi forzieri metallici di diverse fogge e dimensioni.
Nel primo camminamento l’esposizione si apre con una spada del XII secolo, cui si affiancano tre pugnali del ‘300 del tipo “baselarda”. Di fronte si susseguono armi in asta databili tra il XIV e il XVI secolo: alabarde – provenienti dalla Svizzera, dalla Germania e dal Veneto –, corsesche ad ala di pipistrello, partigiane e ronconi. Interessanti tra le armi bianche lunghe – anch’esse di produzione italiana o dell’Europa settentrionale a partire dal XIV secolo – una spada schiavonesca veneziana della fine del XV secolo e uno spadone tedesco “a una mano e mezza” con lama a fiamma del secolo XVI.
Accompagna l’esposizione una scultura lignea di San Sergio, uno dei santi protettori di Trieste, risalente alla seconda metà del XV secolo.
Il secondo camminamento, più grande, ospita armi dal XVI al XVII secolo. Si comincia con una serie di spade dei secoli XVI-XVII con fornimento a gabbia, di fronte a cui sono disposti falcioni veneziani realizzati tra la fine del ’500 e l’inizio del ’600. Nella prima vetrina spiccano per la raffinatezza dell’esecuzione alcune balestre da caccia di produzione tedesca o svizzera dell’inizio del XVII secolo. Lungo la scala che proviene dalla Sala Caprin è collocata una serie di alabarde di rappresentanza del XVI secolo, realizzate nell’Italia Settentrionale o più specificamente a Venezia. Seguono spade schiavone veneziane del XVII secolo, dal caratteristico fornimento a gabbia, una serie di spadini, storte, spade corte da fanti, “alla vallona”, “da guanciale” e infine le caratteristiche strisce con fornimento a tazza, tutte ascrivibili al XVII secolo e prodotte in Italia, Germania e Spagna. Nella seconda vetrina, è esposta la splendida fiasca da polvere in noce intarsiato in avorio inciso con il mito di Perseo ed Andromeda, della bottega dei Sadeler, incisori a Monaco nel XVII secolo.
Nel terzo camminamento si trovano esposte prevalentemente armi da fuoco che documentano l’evoluzione che raggiunsero questi tipi di armamento nei secoli XVIII-XIX: dagli esemplari a pietra focaia si passa a quelli a percussione; dalle pistole a pietra ad avancarica – spesso con canne e piastre raffinatamente decorate a incisione e intarsio, e a volte dorate – si giunge alle ormai moderne pistolette a tamburo, esempi di arma a retrocarica. L’avvento delle armi da fuoco non fece tuttavia decadere del tutto le armi da taglio, testimoniate da raffinati spadini, accessorio tipico dell’abbigliamento maschile settecentesco, dalle tradizionali alabardine e dagli spuntoni, armi di rappresentanza della fanteria del XVIII secolo, dalle forme stravaganti e fantasiose, e infine da spade, sciabole e baionette militari. Nelle bacheche trovano posto anche fiasche e corni da polvere, portacartucce e meccanismi di accensione, nonché alcune daghe da caccia riccamente ornate, per lo più settecentesche. Esposte su cavalletti si notino ancora le due spingarde, armi da posta del XVII secolo caratterizzate dal perno in ferro che permetteva di fissarle ad un supporto stabile.