Lo scalone d’onore è frutto degli ingenti lavori di restauro del 1935-1936, volti a trasformare il Castello in museo.
In questa occasione, nel vano antistante la Cappella si realizzò nell’intera altezza dell’edificio questo scalone monumentale a doppia rampa elicoidale in pietra, dopo l’eliminazione della suddivisione tra i piani. Lungo le pareti si svolge una teoria di armi in asta (come alabarde, partigiane e corsesche) dei secoli XVI e XVII, conclusa – all’altezza del pianerottolo dove si riuniscono le due rampe – da una panoplia composta da un pettorale di corazza sormontato da un morione aguzzo, ambedue della metà del XVI secolo, fiancheggiati da armi in asta della fine dello stesso secolo, disposte a raggiera.
Alla sommità della scala si accede alla cosiddetta antisala Caprin, arredata da cassapanche del XVII secolo.
Vi è esposto un prezioso fanale tardorinascimentale in legno intagliato e dorato, di manifattura veneziana o veneta provinciale, proveniente da una galera che partecipò alla famosa battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, che vide la vittoria della Lega Santa sulla flotta dell’Impero Ottomano. La galera era capitanata dal nobile capodistriano Giovanni Domenico del Tacco che lo riportò nella città istriana, dove nel 1888-1889 fu acquistato dal collezionista triestino Giuseppe Caprin e fu inserito nell’arredamento della sontuosa Sala Veneta del suo palazzo.